La prognosi delle metastasi epatiche da tumore del colon

Quali sono i fattori prognostici per pazienti operati di metastasi da cancro del colon retto (CRLM).

Molto è cambiato negli ultimi anni. Fino a 20 anni fa scoprire una metastasi epatica da npl colon voleva dire chiudere la storia del malato, almeno dal punto di vista chirurgico. In seguito si è cercato di individuare alcuni fattori prognostici.

Si è parlato del T del tumore colico, che però raramente è risultato predittivo di sopravvivenza dopo resezione epatica. La positività dei linfonodi paracolici invece ha una relazione con la recidiva e la sopravvivenza dopo resezione epatica. Il numero delle metastasi ha ancora oggi valore variabile a seconda delle statistiche. Le dimensioni delle metastasi anche se in alcuni casi è risultato legato alla sopravvivenza post resezione, spesso non ha presentato importanza. La presenza di malattia extraepatica è importante: in questo campo dal 2005 con una pubblicazione di Elias le cose sono molto cambiate e comunque si è stimolato un interesse verso la presenza di meta extraepatiche contemporanee a quelle epatiche. In pratica nel 2005 Elias sottolineava che era importante il numero totale delle metastasi epatiche ed extraepatiche, venendo a scemare l’importanza di quelle extraepatiche. In realtà andando a studiare le sopravvivenze dei pazienti resecati epatici in presenza di meta extraepatiche, le migliori sopravvivenze si sono avuti con metastasi contemporanee polmonari, mentre le peggiori con gli interessamenti linfonodali e peritoneali. Studi interessanti hanno inoltre dimostrato che la sopravvivenza è ancora buona con interessamento LN della zona 1, cioè dell’ilo epatico e retropancreatico e non con interessamento dei LN della arteria epatica comune e oltre. Il margine infiltrato microscopicamente ha stimolato anch’esso molti studi: l’importanza di R1 in sé è andato scemando, nel senso che anche il margine di 1 mm permette una sopravvivenza simile a quello di 10 mm; l’R1 è probabilmente comunque espressione di maggiore aggressività neoplastica.

Insomma tutti i diversi punteggi prognostici sin da quello più considerato, quello di Fong del 1999, si sono rivelati fallaci, soprattutto oggi con l’avvento di nuovi farmaci in chemioterapia.

Tra i fattori prognostici odierni sono la risposta clinico/radiologica (RECIST) alla chemioterapia; la risposta istologica alla chemioterapia; la sottigliezza del margine tumore/tessuto sano; la relazione di questi ultimi due fattori con i nuovi criteri radiologici morfologici di Chun insieme al RECIST; il rapporto neutrofili/linfociti (> a 5 è segno di scarsa reattività del sistema immunitari al tumore); la identificazione di markers biologici (VEGF, EGFR, KRAS); la identificazione di cellule tumorali circolanti con tecniche di immunoistochimica.

Infine l’aspetto più importante è la necessità di decidere i trattamenti da effettuare in tali malati con staff multidisciplinari Oncologi-chirurghi-radiologi.